Proviamo, in questo articolo, ad addentrarci un po’ più nella tecnica parlando di questi due indicatori molto importanti per la valutazione di un investimento.
Quando un consulente finanziario studia un portafoglio di investimento partendo dalle indicazioni e dalle esigenze del cliente, deve concentrarsi come prima cosa sull’orizzonte temporale dell’investimento (quando il cliente dovrà realmente utilizzare la disponibilità investita), sulle condizioni e previsioni dei mercati, sul profilo di rischio del cliente, ma anche su fattori più tecnici come Alpha e Beta.
Beta: rappresenta il rischio sistematico di un portafoglio o di un fondo. In parole semplici, indica quanto il rendimento del fondo in questione sarà legato al rendimento dell’indice di riferimento e quanto sarà la reattività del fondo rispetto ai movimenti dell’indice stesso.
Per fornire un esemplificazione:
Beta=1 il fondo si muove nella stessa direzione al mercato, con la stessa volatilità.
Beta>1 il fondo si muove nella stessa direzione del mercato (quindi positivamente o negativamente), ma amplificando questo movimento. Più sarà maggiore, più il movimento sarà amplificato.
Beta<1 il fondo si muove nella stessa direzione del mercato, con una minore volatilità.
Beta<0 il fondo si muove in modo opposto rispetto al mercato.
Facendo un esempio, se si sceglie di inserire in portafoglio un’esposizione all’azionario italiano, andando ad investire su un fondo azionario a gestione attiva sull’Italia, questo fondo avrà un proprio Beta che indica quanto e come su base storica il suo rendimento si è differenziato rispetto al rendimento dell’indice di riferimento (in questo caso il FTSE Mib 40 italiano).
I fondi a gestione attiva infatti danno una delega al gestore e gli consentono di fare una scelta: in questo caso il gestore andrà ad investire solo su alcuni titoli azionari dell’indice FTSE Mib che, sulla base di studi di bilancio, avranno un rendimento migliore rispetto all’indice stesso e/o avranno una volatilità minore. Questo genererà un Beta, un differenziale di rendimento rispetto all’indice.
I Fondi a gestione passiva (ETF) funzionano in modo differente: non ci sono gestori che seguono gli investimenti giorno per giorno selezionando i titoli più meritevoli in un indice, ma si tratta nella maggior parte dei casi una replica identica di un indice, reale quando investono su titoli e sintetica quando utilizzano strumenti derivati per replicare una determinata condizione. Gli ETF, replicando un indice pari pari, avranno quasi sempre un Beta uguale a 1: il fondo, cioè, si muoverà in maniera molto simile al mercato e all’indice.
Alpha: rappresenta la capacità di un titolo o di un fondo di muoversi in maniera diversa rispetto al mercato e la sua capacità di generare un rendimento anche in momenti negativi di mercato.
Un Alpha positivo (>0) indica che il fondo in questione è in grado di generare maggior rendimento rispetto all’indice di riferimento, e viceversa un Alpha negativo (<0) indica che il fondo in questione su base storica ha reso meno dell’indice di riferimento.
E’ possibile ricercare Alpha positivo solo tramite fondi a gestione attiva: per guadagnare di più rispetto ad un indice, infatti, è per forza di cose necessario il lavoro del gestore che tramite una selezione attenta di titoli seleziona quelli più remunerativi. Un gestore che riesce a genere Alpha positivo sul proprio fondo, è un ottimo gestore. Quando si va a selezionare un fondo per la ricerca di Alpha, per decorrelare il portafoglio rispetto all’andamento del mercato e generare extra rendimento, ad esempio tramite l’inserimento di fondi alternativi, il track record del gestore nel corso degli anni è la prima cosa da andare a considerare.
Quindi per costruire un portafoglio di investimento ben diversificato, è fondamentale ricercare in portafoglio sia l’Alpha (che può proteggere l’investimento in caso di andamento negativo dei mercati e fornire rendimento extra), sia il Beta (che permette invece di partecipare all’andamento dei mercati con più o meno volatilità).
L’alpha può essere generato solamente investendo in fondi attivi gestiti da gestori professionisti, economisti, matematici e statistici laureati e dotati della prestigiosa certificazione CFA (Chartered Financial Analyst).
Il Beta può essere ricercato sia tramite fondi a gestione attiva, sia tramite gli ETF.
Quando mi viene chiesto se conviene investire in ETF o in Fondi a gestione attiva, la mia risposta è “dipende”.
Dipende prima di tutto dalle condizioni di mercato: se ci si trova in un periodo florido per l’economia e per la finanza, ad esempio durante al ripresa da una crisi, dove tutto sale indifferentemente che siano azioni o obbligazioni perché la fiducia degli investitori è alle stelle, allora forse è possibile inserire in portafoglio anche una parte di ETF (Fondi a gestione passiva che replicano un indice). Solitamente questi fondi hanno delle commissioni di gestione più basse, proprio perché non deve essere remunerata l’attività di un gestore che lavora per noi.
Quando invece ci si trova in periodi un po’ più travagliati, come quello attuale in cui dobbiamo affrontare la normalizzazione della politica monetaria (aumento tassi), il protezionismo di Trump e i suoi pericolosi Tweet che muovono i mercati, la risorta volatilità, solo per citare alcuni ostacoli, è molto meglio affidarsi a gestori con anni di esperienza che possano movimentare i fondi (comprando e vendendo titoli) in base alle analisi di bilancio e ad altri fattori importanti, fornendoci un servizio “dietro le quinte” ma sicuramente importantissimo per la protezione del capitale. In periodi di volatilità, a maggior ragione se l'orizzonte di investimento è a breve termine, infatti, affidarsi totalmente agli ETF, e quindi a degli algoritmi, può causare danni molto pericolosi per i risparmi.
Come sempre l’attività umana rimane importante, soprattutto in un mondo come quello della finanza in cui a fare la differenza sono l’approccio e lo studio approfondito.
Mattia Cavattoni, consulente finanziario.