Dal 1 gennaio 2016 è entrato in vigore in Italia e in tutta l’Eurozona il Bail In, una nuova regolamentazione per il salvataggio delle banche in crisi prevista direttamente dall’Unione Europea con la direttiva BRRD (Bank Resolution Recovery Directive)
Che cos’è il Bail In e cosa è cambiato rispetto al passato?
Prima dell’avvento della nuova direttiva europea veniva utilizzato per il salvataggio delle banche il Bail Out, che letteralmente significa “salvataggio esterno”. In parole semplici, con questo sistema le banche in difficoltà potevano essere aiutate ad uscire dalla crisi ricevendo grandi finanziamenti e aiuti a fondo perduto direttamente dallo Stato.
Il Bail In, letteralmente “salvataggio interno” prevede che dal 2016 le banche in difficoltà debbano riuscire a risollevarsi potendo contare solamente sulle proprie risorse interne. Questo ha un impatto notevole su chi detiene azioni e obbligazioni della banca in dissesto, ma anche sui clienti detentori di un conto corrente.
Il Bail In, infatti, consente alla banca in difficoltà di appropriarsi delle suddette azioni, obbligazioni e anche del denaro depositato sui conti correnti (solo per conti correnti con deposito superiore a 100 mila Euro, per la parte eccedente tale limite), per far fronte a situazioni di crisi, per un massimo dell’8% di tutte le proprie passività dichiarate.
Nel dettaglio, ecco il funzionamento del Bail In. La logica è che chi investe in strumenti più rischiosi, subirà prima degli altri la perdita in caso di default della banca, secondo la seguente scala gerarchica:
1) Azionisti;
2) Detentori di titoli subordinati;
3) Obbligazionisti;
4) Conti correnti superiori a 100 Mila Euro.
Il funzionamento è semplice: la banca in difficoltà “attaccherà” come prima cosa le azioni, se questo dovesse bastare, potrà quindi appropriarsi tramite prelievo forzoso dei titoli subordinati, poi delle obbligazioni e infine anche del denaro depositato sui conti correnti.
Tutto ciò per gli investitori e gli azionisti si riassume in una perdita netta dei propri soldi depositati sui conti correnti, delle partecipazioni azionarie e delle obbligazioni.
Come è possibile per un risparmiatore/investitore scongiurare il rischio Bail In?
La prima cosa da fare è sicuramente valutare il grado di solidità dei bilanci della propria banca e affidare i propri soldi solo agli istituti più solidi.
Il Bail In si verifica essenzialmente quando una banca va in default, non essendo più in grado di pagare i propri creditori, gli interessi, i dividendi sulle azioni e le cedole sulle obbligazioni. Il default di una banca non è una cosa che accade tutti i giorni, ma come abbiamo visto anche molto recentemente con il caso Monte dei Paschi di Siena, oppure con le due banche venete, e prima ancora con il fallimento dei quattro istituti Banca Etruria, Banca Marche, Chieti e Ferrara, è una cosa che purtroppo può capitare.
Solo con i fallimenti delle ultime quattro banche citate, sono stati bruciati 430 Milioni di Euro un tempo appartenuti a 140.000 risparmiatori e correntisti.
Una delle principali cause di default delle banche è la grande quantità di sofferenze e crediti inesigibili. La concessione di mutui e finanziamenti a privati e imprese senza le adeguate garanzie per la restituzione del denaro, genera gravi problemi per le banche, che nel corso degli anni hanno concesso molti prestiti e ora non sono più in grado di riavere indietro le somme prestate e gli interessi.
Un indice di solidità molto importante da tenere considerazione per analizzare quanto è solida la propria banca è il cosiddetto Ratio Cet1.
Il Cet1 è una percentuale che ha alle spalle un procedimento matematico abbastanza complesso, che va ad analizzare in profondità i bilanci delle banche e valuta la quantità di sofferenze, crediti ormai inesigibili e la possibilità di default.
Senza addentrarci in formule matematiche complesse, è sufficiente sapere che più il Cet1 è alto e più la banca è solida.
Il limite minimo posto dall’Unione Europea è un Cet1 dell’8%, che sta ad indicare che una banca possiede i requisiti minimi accettabili. Tuttavia rimanendo sulla linea del limite minimo ci troviamo ancora su un terreno accidentato. Un CET 1 dell’8 infatti significa che la banca in questione ha fatto investimenti a rischio per 12,5 volte il valore del proprio capitale. Al di sotto dell’ 8% la banca è a rischio default.
Ecco la classifica delle migliori banche per solidità e sicurezza in Italia:
- Le banche italiane che hanno un Cet1 più elevato sono sicuramente le reti di consulenza finanziaria, banche di investimento o di Private Banking che dir si voglia. Queste hanno bilanci molto più solidi delle banche tradizionali e zero sofferenze, semplicemente perché non prestano soldi ma li ricevono soltanto.
Parliamo di banche con un cet1 medio superiore addirittura al 16%: Fideuram (Gruppo Intesa), Banca Generali, Fineco, Mediolanum, (Dati aggiornati al 2017).
Queste banche sono le più sicure per depositare il proprio denaro e per evitare situazioni di Bail In e default. Sono accessibili ad ogni tipo di risparmiatore e mettono a disposizione anche servizi di conto corrente semplici e a costi molto bassi, dotati di tutta l’operatività bancaria tradizionale (bancomat, libretto assegni, carta di credito…). - Parlando invece di banche tradizionali Retail, troviamo al primo posto per solidità il Banco di Sardegna, seguito da Unipol Banca, Intesa Sanpaolo, Banca Passadore, banca Ifis e via via tutte le altre (dati aggiornati al 2015)
Mattia Cavattoni, consulente finanziario