Mattia Cavattoni
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Focus sui mercati: situazione di oggi e Outlook per i prossimi mesi

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Avendo avuto la possibilità di incontrare di persona nelle ultime settimane analisti e gestori delle più grandi banche di investimento al mondo (nel dettaglio JP Morgan, Fidelity, Carmignac, Franklin Templeton e Morgan Stanley), ho deciso di scrivere un articolo un po’ diverso rispetto al solito e decisamente più tecnico.
L’obiettivo è quello di concentrare e riassumere in un unico articolo la visione di questi esperti ed enfatizzare i punti in comune sui quali tutti concordano, in modo tale da poter fornire un quadro della situazione dei mercati finanziari di oggi e di quelle che sono le loro previsioni (outlook) per il prossimo futuro.

Inizierei da due grafici molto interessanti che ci mostrano la bassissima volatilità che stanno vivendo i mercati finanziari negli ultimi anni:
grafico vix volatilità mercati finanziari
(Fonte: JP Morgan)

Il grafico a sinistra mostra che, dal 1995 ad oggi,  la media dei giorni in cui l’indice azionario americano S&P 500 (considerato il più importante e significativo al mondo) ha avuto una variazione giornaliera +/- 1% è stata di 54 giorni. Ovvero per 54 volte in media all’anno, negli ultimi 22 anni la variazione giornaliera ha superato verso l’alto o verso il basso l’1%.
Nel 2017 la volatilità è stata veramente molto bassa rispetto alla media storica (dati aggiornati al 10 Ottobre) non solo nel S&P 500 ma in tutti i mercati mondiali, avendo superato l’1% di variazione giornaliera solo in 3 giorni da inizio anno.

Il grafico a destra ci mostra la stessa cosa ma con una diversa modalità. L’indice VIX mostrato nel grafico è un indice di volatilità sempre calcolato sull’ S&P 500 ed è facilmente notare quanto bassa sia la volatilità rispetto alla media storica. Questo è il periodo con la volatilità più bassa da sempre, in tutta la storia dei mercati finanziari.

Volatilità bassa significa essenzialmente più tranquillità per gli investitori, che non vedranno grandi oscillazioni del valore dell’investimento e non si spaventeranno.
Secondo gli esperti e i gestori questa tranquillità anomala sui mercati è stata causata dalla grande immissione di moneta da tutte le più grandi banche centrali nel mondo dopo la crisi del 2007-2008 (Quantitative Easing) per tenere i tassi bassi e favorire la rinascita dell’economia.

Qual è la situazione economica e finanziaria oggi?

La situazione è positiva e tutte le economie del mondo stanno finalmente accelerando all’ unisono. La finanza è positiva perché trainata da ottimi fondamentali economici (Aumento del Pil dei paesi, diminuzione della disoccupazione, fiducia dei consumatori e delle aziende…)
In particolare sono tre le dinamiche che negli ultimi due anni stanno facendo crescere tantissimo i mercati e il valore degli investimenti: bassi tassi di interesse, inflazione bassa (in lenta crescita) e utili aziendali in crescita.
Non a caso nel mese di Settembre sia lo S&P 500 sia il FTSE MIB di Milano hanno segnato nuovi record.

Il seguente grafico mostra come i fondamentali economici siano solidi e come gli utili aziendali di Stati Uniti, Europa, Mercati Emergenti e Giappone siano in continua crescita da qualche anno a questa parte (in particolare nel 2017 l’accelerazione è stata forte e sincronizzata).
grafico utili aziende azioni usa giappone emergenti europa
(Fonte: JP Morgan)

Da anni diversi opinionisti ripetono che il ciclo economico positivo avuto dopo la crisi è vicino alla fine e che i mercati sono saliti troppo.
Tutti i gestori concordano sul fatto che le valutazioni dei mercati siano alte, ma che siano ben accompagnate dalla crescita delle aziende e dell’economia. Quindi al momento non è presente nessun rischio bolla o rischio sistemico, perché grafici come questo degli utili aziendali e i dati economici delle maggiori economie mondiali parlano da se’.
Anzi, tutti i gestori concordano sul fatto che ci si trovi in una situazione perfetta, detta “economia Goldiloks” per assistere a un’ulteriore crescita dei mercati finanziari nei prossimi anni, anche se più moderata rispetto a quella avuta fino ad oggi. Questo perché la fiducia di aziende, governi e investitori è al livello più alto degli ultimi 10 anni e perché l’economia è in una situazione di crescita reale in tutte le regioni del mondo.

A livello globale, inoltre, è diminuita la correlazione tra i diversi indici azionari globali, tra le asset class e tra le varie aree geografiche e questo è un bene per i mercati. Con l’era della globalizzazione, infatti, anche i mercati globali si sono “globalizzati” e sono divenuti più interconnessi tra loro (basti pensare che i mercati finanziari del mondo, a causa dei fusi orari , sono praticamente sempre aperti) e questo con l’aiuto della tecnologia li rende sempre più interconnessi. Qualcosa successo a Shanghai può ripercuotersi molto velocemente sul valore di un titolo azionario quotato in America, ad esempio. Questa si chiama correlazione, ed è esattamente quello che si cerca di eliminare quando si costruiscono portafogli di investimento, cercando di inserire fondi decorrelati tra loro, in modo tale da ottenere reazioni diverse agli eventi per ogni fondo inserito (non devono andare tutti su, o tutti giù insieme, in poche parole). Negli ultimi anni stiamo assistendo fortunatamente ad una decorrelazione dei vari mercati mondiali e questo contribuirà sicuramente a sostenere il periodo di crescita.

Dove e come investire?

Prima di affrontare il tema più caldo e più articolato, ovvero Usa e Europa, tutti i gestori consigliano di investire parte dei propri risparmi sui paesi emergenti per ottenere buone soddisfazioni nei prossimi anni.
Questo perché saranno proprio questi paesi (Sud-Est Asia, Cina, Sud-America, Periferia Est europea) a godere di più delle condizioni di crescita generale dei mercati. Se i mercati crescono, aumentano i consumi, aumenta la produzione industriale, aumenta l’utlizzo di materie prime (prodotte quasi tutte nei paesi emergenti), aumenta il prezzo di quest’ultime e tutto ciò si ripercuote positivamente sul PIL e sulla crescita di questi paesi.
Inoltre le azioni, le obbligazioni e anche i titoli di stato di questi paesi sono molto più appetibili in termini di rendimento rispetto ai paesi sviluppati, anche se portano con se’ una maggiore volatilità perché sono appunto molto legati al valore delle materie prime e all’andamento del Dollaro.
L’india cresce bene e nel paese stanno avvenendo buone riforme politiche. Russia e Brasile sono uscite nel 2016 da un periodo di recessione e stanno iniziando a dare ottimi risultati.
La Cina quest’anno ha superato per la prima volta da sempre gli USA nei consumi interni, anche grazie al sito di acquisti online Alibaba.
Insomma, per tutti questi paesi le previsioni di crescita sono buone, e la crescita è trainata dai consumi delle famiglie, soprattutto nei settori influenzati dalla tecnologia (anch’essa in espansione) come distribuzione, automobili, medicina ecc…

Stessa cosa vale per i titoli obbligazionari High Yield. Grazie ad un miglioramento complessivo dell’economia queste aziende potrebbero ottenere un aumento di rating, un migliore accesso al credito bancario, si finanzieranno meno con le emissioni obbligazionarie e le obbligazioni già emesse sul mercato cresceranno di valore. Quindi acquistare una parte di obbligazioni HY, secondo i gestori, potrebbe essere una buona scelta per il futuro.

Europa e USA a confronto
s&p 500 vs euro stoxx azioni rendimenti

Il grafico mette a confronto l’andamento del maggior indice azionario USA (S&P 500) con l’andamento del maggior indice azionario Europa (Euro Stoxx 600), dal 1995 ad oggi, rappresentativi rispettivamente dei più importanti 500 e 600 titoli.
La cosa che si nota subito è che il loro andamento è sempre stato simile e correlato, ma che c’è stato un forte allargamento dello spread negli ultimi anni. L’economia USA è cresciuta di più dell’Europa, sostanzialmente.
Tutti i gestori concordano sul fatto che nei prossimi anni entrambe le economie continueranno a crescere, anche se a ritmi più moderati, e che l’indice europeo colmerà il gap andando a raggiungere l’indice americano.
Molto importante per i mercati sarà anche valutare l'effetto che la riforma fiscale voluto da Trump (la più grande riforma fiscale dal dopoguerra ad oggi) avrà sull'economia americana e sugli utili delle aziende. Se la riforma andrà come sperato dall'amministrazione americana, ci sarà spazio per un nuovo lungo rally al rialzo dei mercati USA.

Stessa cosa si può notare nel seguente grafico, che riporta il gap formatosi nel dopo crisi tra gli utili americani e quelli Europei. Secondo i gestori anche questa differenza è destinata a colmarsi:
gap utili aziende america europa
(Fonte: Carmignac)

I titoli USA sono cresciuti tanto e gli investitori stanno passando da investimenti a settori ciclici (più rischiosi, ad esempio energetici e industriali) a settori meno rischiosi, i cosiddetti titoli difensivi (beni di prima necessità, marchi importanti, beni di consumo) proprio perché questi in caso di rallentamento dell’economia continueranno ad essere acquistati nei supermercati e non si avranno forti scosse nelle quotazioni azionarie.
In Europa sta accadendo esattamente l’opposto, con un passaggio ai titoli più ciclici e aggressivi e un aumento di fiducia nei mercati.

Tutti i gestori concordano sul fatto che l’Economia europea sia rimasta più indietro, uscendo più tardi dalla crisi, e dovrà d’ora in poi compiere il suo cammino verso l’alto per raggiungere gli USA. Il consiglio dei gestori è quindi quello di puntare più sull’Europa per gli investimenti nei prossimi anni.
In USA la previsione di crescita resta comunque positiva, anche considerando che grande parte del gap (60%) con l’Europa è stato fatto grazie a solo 6 titoli tecnologici dell’indice S&P (Google, Amazon, Apple, Netflix, Facebook, Alphabet) che hanno nettamente sovraperformato; rimane quindi grande spazio per tutti gli altri titoli azionari dell’indice per aumentare la loro performance e vi sono ottime possibilità di acquistarli a sconto per gli investitori.
Inoltre, negli ultimi 10 anni gli acquisti azionari degli investitori privati (escludendo i fondi ETF) sono stati praticamente zero, e solamente le banche e le aziende (con il riacquisto di azioni proprie) hanno portato a casa del rendimento.

La grande incognita è la fine del Quantitative Easing e il rialzo dei tassi.
Anche qui l’America è più avanti, Janet Yellen (presidente Federal Reserve) ha già ultimato l’immissione di moneta e ha già iniziato ad alzare i tassi.
In Europa Mario Draghi (Presidente della Banca Centrale Europea) sta iniziando a diminuire l’immissione di liquidità e siamo ancora molto lontani dal primo rialzo dei tassi (previsto per il primo trimestre 2019).
Gli investitori europei temono un rallentamento della crescita (con impatto soprattutto sul valore in conto capitale dei titoli obbligazionari meno rischiosi) dovuto alla fine del QE, ma dobbiamo ricordarci che tutto ciò negli USA è già avvenuto negli scorsi anni e che le quotazioni hanno continuato ad aumentare senza subire nessuno stop (grafico sopra).

Una cosa è sicura, ci troviamo in un periodo particolare sui mercati (prima non era mai stata fatta una così grande immissione di liquidità dalle banche centrali) e nessuno può sapere con certezza cosa accadrà quando le banche centrali, lentamente e con cautela, avranno completato l’atteso rialzo dei tassi di interesse.
Per ora, comunque, non vi è nessuna avvisaglia di rischi all’orizzonte, né politici né di bolle o altro. Tutti i gestori concordano che ci si trovi in un periodo ideale per investire e per portare a casa i frutti di un periodo di calma e crescita sui mercati.

I mercati emergenti sono consigliabili anche perché molti si trovano in una situazione opposta rispetto all’Europa: le banche centrali devono abbassare i tassi e non alzarli, quindi i titoli obbligazionari, compresi i titoli di stato di questi paesi, si apprezzeranno in conto capitale invece di deprezzarsi (perché le future emissioni di stato o aziende dovranno per forza essere emesse ad un tasso di rendimento o cedola più bassa, e quelli già in circolazione, che pagano di più, inizieranno a valere di più in termini di valore di mercato).
Tornando in Europa e USA, sono sicuramente da sconsigliare i titoli di stato a media-lunga scadenza perché subiranno delle perdite in conto capitale a causa dell’aumento dei tassi (o delle paure riguardanti un aumento). Stessa cosa vale per le obbligazioni a rating troppo alto (Investment Grade).

Rimane importante inserire nei portafogli di investimento una parte (dal 10% al 15%) di alternativi (fondi che contengono materie prime, futures, opzioni, obbligazioni strutturate ecc…) che agiscano da decorrelante rispetto all’andamento dei mercati, potendo guadagnare anche quando i mercati scendono, per attutire eventuali fasi di maggiore volatilità che sicuramente arriveranno nei prossimi mesi o anni.

Infine, il consiglio di tutti i gestori è di rimanere con una Duration bassa. Questo significa, soprattutto sull’obbligazionario, acquistare titoli e fondi da detenere pochi anni e di non andare sul lunghissimo periodo, per evitare problemi legati all’aumento dei tassi.
Per ottenere rendimenti costanti si consigliano ad esempio obbligazioni High Yield (più rischiose) ma con una duration bassa di max 2-3 anni (considerando che il rischio maggiore per queste aziende è il fallimento, ma diminuendo il periodo di detenzione si riesce ad ottenere rendimento basso ma costante diminuendo questo rischio).

EUR vs USD

Sul lato valutario è sempre difficile (se non impossibile) fare delle previsioni, perché, soprattutto con queste due valute tutto dipenderà anche dalle tempistiche riguardanti il termine del QE, l’aumento dei tassi e non ultima la politica.
La maggior parte dei gestori concorda sul fatto che assisteremo nel medio-lungo termine ad un ulteriore apprezzamento dell’Euro, ma che a breve termine potrebbero esserci picchi di apprezzamento da parte del Dollaro.

Mattia Cavattoni, Consulente Finanziario

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