Quasi tutti noi durante la vita riusciamo a generare del risparmio, la maggior parte delle volte facendo sacrifici e rinunce in modo da non spendere tutto ciò che entra nelle nostre tasche.
A questo punto l’interrogativo che ogni risparmiatore deve necessariamente porsi è: come sto gestendo il mio risparmio?
In realtà non è un interrogativo che tutti si pongono, perchè la maggior parte dei risparmiatori è convinta che il modo più semplice e sicuro per gestire il proprio denaro in surplus sia mantenerlo fermo sul conto corrente.
Ed ecco che entra gioco l’inflazione. Il concetto di inflazione non è difficile da comprendere, e quasi tutti ne conoscono il significato: rappresenta l’aumento del costo della vita, calcolato anno per anno, e va ad incidere sui prezzi dei beni di consumo di qualsiasi tipo, partendo da quelli di prima necessità (pane, materie prime, acqua, frutta ecc…).
Una variazione del livello di inflazione +1%, ad esempio, significa che in quell’anno vi è stato un aumento del costo della vita e di conseguenza tutti i prezzi sono aumentati dell’1%.
L’inflazione obiettivo fissata dalla Banca Centrale Europea, cioè l’inflazione che “fa bene” ai mercati, è del 2%, e la BCE basa le proprie politiche monetarie sul raggiungimento di questo livello inflattivo.
Se da un lato l’inflazione in crescita fa bene ai mercati, dall’altro lato fa male ai nostri risparmi, erodendo il nostro potere di acquisto. Che cosa significa?
Prendiamo come esempio un risparmiatore che tiene tutti i propri risparmi sul conto corrente. Ogni anno il conto corrente paga lo 0% di interessi sulle somme depositate, mentre l’inflazione aumenta, ad esempio dell’1%. Questo determina una perdita del potere di acquisto del denaro depositato: in 10 anni di inflazione all’1%, i risparmi depositati in C/C avrebbero perso il 10% del loro valore complessivo.
Su un ipotetico conto corrente di 20.000 € questo avrebbe causato la “perdita” si 2000€ di potere di acquisto
Un esempio pratico potrebbe essere l’acquisto di un’automobile: Il prezzo dell’auto aumenterebbe del 10% in 10 anni, passando da 20.000 € a 22.000 €, mentre i soldi depositati sul conto corrente rimarrebbero sempre gli stessi 20.000 €. Risultato: per acquistare lo stesso bene i soldi depositati non basterebbero più.
Normalmente il reale livello di inflazione che si registra nei vari Paesi dell’Area Euro sta al di sotto di quello che è il livello obiettivo: l’aspettativa per il 2017 è del 1,7 %.
Dopo due anni di inflazione negativa o comunque tendente allo zero (2015 e 2016) causata anche dal crollo del prezzo del petrolio (il carburante dei mezzi per il trasporto dei beni tra le fabbriche e nei negozi costava di meno, abbassando il prezzo finale dei beni) si sta tornando velocemente ad un’inflazione molto prossima all’obiettivo della BCE, come è già accaduto in altri paesi dell’Area Euro.
Come proteggersi quindi, e come tutelare il proprio potere di acquisto?
Un valido metodo sarebbe investire i propri risparmi in fondi di investimento a basso rischio, capaci di generare un rendimento medio annuo che può andare ad esempio dal 1,5% al 2,5%, un rendimento pari all’inflazione o in alcuni casi superiore.
Mattia Cavattoni, consulente finanziario