Da qualche anno a questa parte è entrato nell’uso comune un nuovo termine, utilizzato per indicare quella generazione di persone nate fra il 1980 e il 2004: i Millennials.
E’ un termine che si sente sempre più di frequente e che viene utilizzato spesso anche da telegiornali, opinionisti televisivi e ricercatori di marketing per gli studi di profilatura delle varie fasce di clientela.
Si tratta di una generazione (detta anche Generazione Y) nata e cresciuta in un’era tecnologica e plasmata sulla comunicazione digitale, una generazione interconnessa e “social” per la quale il web non rappresenta più solo uno strumento di ausilio, ma diventa uno strumento indispensabile e fondamentale nella quotidianità.
Anche prendendo in considerazione temi importanti come il lavoro, il rendersi indipendenti economicamente, i progetti per il proprio futuro, l’ottica della pensione e la costruzione di una famiglia, la generazione dei Millennials segue delle dinamiche che sono completamente differenti rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.
La prima cosa da sottolineare è che si tratta di una generazione che sta subendo sulla propria pelle gli effetti della crisi del 2007/2008, considerata la seconda crisi economico finanziaria più grave di tutti i tempi, seconda solamente alla grande depressione del 1929.
Se negli anni direttamente successivi alla crisi chi ne subì le maggiori conseguenze furono le imprese, i risparmiatori e i lavoratori dipendenti, con il conseguente fallimento di aziende, ondate di licenziamenti e manovre di cassa integrazione, oggi è la generazione dei Millennials (soprattutto chi è nato negli anni ’90 e 2000) che deve convivere con una nuova realtà economica, che può essere definita “post crisi”.
La crisi ha mutato profondamente le radici economiche della società e il modo di vivere delle persone, dando vita ad una nuova realtà che viene spesso definita “l’era dei precari” o con un termine ancora più pesante “l’era dei senza futuro”.
Le conseguenze, che sicuramente non sono temi nuovi, sono:
Queste sono considerazioni preziose perché mostrano chiaramente quella che è la situazione e quelle che sono le prospettive di chi vive in prima persona questa “nuova normalità”.
Per chi poi ha la fortuna di poter frequentare l’università, con il sostegno economico delle famiglie, i tempi per raggiungere l’autosufficienza si allungano ancora di più, considerando che questi ultimi entrano in media nel mondo del lavoro 5 anni più tardi degli altri giovani e che per almeno altri 3 anni dovranno sottostare a contratti di apprendistato – stage – tirocinio (la cosiddetta “gavetta”) prima di iniziare la vera carriera lavorativa. La concorrenza è diventata spietata anche fra i laureati e le aziende assumono solamente chi eccelle. Con una laurea triennale e un master è una cosa normale che non si venga ricontattati da nessuna azienda dopo aver inviato 30 curriculum.
Nonostante la “nuova normalità” con la quale i giovani sono costretti a confrontarsi, il dato positivo è che finalmente il mondo si è ripreso dall’ultima crisi e che oggi tutte le aree del mondo hanno ripreso a crescere all’unisono, portando con se la crescita degli utili aziendali, dei consumi e dei mercati finanziari.
L’europa ha iniziato a crescere in modo solido e l’Italia sta facendo lo stesso.
Prima che queste condizioni positive inizino a produrre dei benefici nella vita dei giovani, però, ci vorranno anni (forse decenni) e sarà ormai tempo di confrontarci con una nuova generazione.
Questo articolo è nato sulla volontà di fotografare una situazione destabilizzante che moltissimi giovani oggi si trovano ad affrontare, volendo sensibilizzare anche i genitori ad educare i figli sin da piccoli sull’importanza della gestione dei propri risparmi.
In un epoca in cui non esistono garanzie riguardo al futuro, temi come quelli del risparmio e della costruzione di una pensione complementare, gestiti in modo serio e quindi affidandosi a professionisti, diventano fondamentali e non possono più essere rimandati.
Mattia Cavattoni, Consulente Finanziario
E’ un termine che si sente sempre più di frequente e che viene utilizzato spesso anche da telegiornali, opinionisti televisivi e ricercatori di marketing per gli studi di profilatura delle varie fasce di clientela.
Si tratta di una generazione (detta anche Generazione Y) nata e cresciuta in un’era tecnologica e plasmata sulla comunicazione digitale, una generazione interconnessa e “social” per la quale il web non rappresenta più solo uno strumento di ausilio, ma diventa uno strumento indispensabile e fondamentale nella quotidianità.
Anche prendendo in considerazione temi importanti come il lavoro, il rendersi indipendenti economicamente, i progetti per il proprio futuro, l’ottica della pensione e la costruzione di una famiglia, la generazione dei Millennials segue delle dinamiche che sono completamente differenti rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.
La prima cosa da sottolineare è che si tratta di una generazione che sta subendo sulla propria pelle gli effetti della crisi del 2007/2008, considerata la seconda crisi economico finanziaria più grave di tutti i tempi, seconda solamente alla grande depressione del 1929.
Se negli anni direttamente successivi alla crisi chi ne subì le maggiori conseguenze furono le imprese, i risparmiatori e i lavoratori dipendenti, con il conseguente fallimento di aziende, ondate di licenziamenti e manovre di cassa integrazione, oggi è la generazione dei Millennials (soprattutto chi è nato negli anni ’90 e 2000) che deve convivere con una nuova realtà economica, che può essere definita “post crisi”.
La crisi ha mutato profondamente le radici economiche della società e il modo di vivere delle persone, dando vita ad una nuova realtà che viene spesso definita “l’era dei precari” o con un termine ancora più pesante “l’era dei senza futuro”.
Le conseguenze, che sicuramente non sono temi nuovi, sono:
- La difficoltà di trovare un lavoro stabile e fisso per i giovani che possa permettergli di vivere in modo autonomo o almeno garantirgli la sussistenza. Per chi cerca lavoro oggi la regola è il precariato, con contratti a tempo determinato rinnovati di mese in mese, straordinari e lavoro nei giorni festivi e stipendi bassissimi, assolutamente non in grado di mantenere il potere di acquisto nel tempo.
- L’impossibilità nel portare avanti progetti di vita: l’acquisto della prima casa, di un’auto, la costruzione di una famiglia, i figli. Tutto è subordinato ad una società che non offre garanzie di nessun tipo e non fa sconti a nessuno. La situazione è drasticamente cambiata (in negativo) rispetto alla generazione precedente. L’incertezza è l’unica costante nella vita dei giovani.
Secondo un recente studio della Fondazione Visentini, presentato dalla LUISS, l’aspettativa di una persona che nel 2020 avrà un’età di vent’anni è quella di diventare autonoma all’età di 38 anni.
Se i giovani di vent’anni nel 2004 hanno impiegato statisticamente 10 anni per diventare autonomi (e quindi lo sono diventati all’età di 30 anni), oggi ci vogliono 8 anni in più e, sempre secondo questo studio, di questo passo nel 2030 i giovani diventeranno “grandi” e autonomi addirittura all’età di 50 anni. - I giovani sono sempre più indebitati e iniziano ad indebitarsi sempre prima, secondo quanto emerso da una ricerca effettuata sul mercato inglese da Aberdeen Asset Management e perfettamente traslabile in Italia. La situazione della non autosufficienza, unita anche alla mentalità di una società sempre più consumistica, porta alle stelle il debito proveniente da carte di credito e richieste di prestiti. Una parte importante di questo indebitamento proviene dal debito al consumo, soprattutto per l’acquisto dispositivi elettronici e smartphone, oggetti ormai indispensabili nella vita di tutti i giorni.
- I millennials probabilmente non potranno contare neppure su un sistema previdenziale adeguato. Il sistema pensionistico INPS in Italia è ormai da anni in piena crisi e i politici stanno cercando di rimandare l’inevitabile crollo del sistema spostando sempre più in la’ l’età pensionabile. I giovani di oggi, con i contributi stanno pagando le pensioni ai pensionati di oggi. Ma chi pagherà le loro pensioni, se il sistema della previdenza pubblica dovesse collassare?
Queste sono considerazioni preziose perché mostrano chiaramente quella che è la situazione e quelle che sono le prospettive di chi vive in prima persona questa “nuova normalità”.
Per chi poi ha la fortuna di poter frequentare l’università, con il sostegno economico delle famiglie, i tempi per raggiungere l’autosufficienza si allungano ancora di più, considerando che questi ultimi entrano in media nel mondo del lavoro 5 anni più tardi degli altri giovani e che per almeno altri 3 anni dovranno sottostare a contratti di apprendistato – stage – tirocinio (la cosiddetta “gavetta”) prima di iniziare la vera carriera lavorativa. La concorrenza è diventata spietata anche fra i laureati e le aziende assumono solamente chi eccelle. Con una laurea triennale e un master è una cosa normale che non si venga ricontattati da nessuna azienda dopo aver inviato 30 curriculum.
Nonostante la “nuova normalità” con la quale i giovani sono costretti a confrontarsi, il dato positivo è che finalmente il mondo si è ripreso dall’ultima crisi e che oggi tutte le aree del mondo hanno ripreso a crescere all’unisono, portando con se la crescita degli utili aziendali, dei consumi e dei mercati finanziari.
L’europa ha iniziato a crescere in modo solido e l’Italia sta facendo lo stesso.
Prima che queste condizioni positive inizino a produrre dei benefici nella vita dei giovani, però, ci vorranno anni (forse decenni) e sarà ormai tempo di confrontarci con una nuova generazione.
Questo articolo è nato sulla volontà di fotografare una situazione destabilizzante che moltissimi giovani oggi si trovano ad affrontare, volendo sensibilizzare anche i genitori ad educare i figli sin da piccoli sull’importanza della gestione dei propri risparmi.
In un epoca in cui non esistono garanzie riguardo al futuro, temi come quelli del risparmio e della costruzione di una pensione complementare, gestiti in modo serio e quindi affidandosi a professionisti, diventano fondamentali e non possono più essere rimandati.
Mattia Cavattoni, Consulente Finanziario