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Mattia Cavattoni
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Generazione dei Millennials: poche garanzie e molta incertezza

Da qualche anno a questa parte è entrato nell’uso comune un nuovo termine, utilizzato per indicare quella generazione di persone nate fra il 1980 e il 2004: i Millennials.

E’ un termine che si sente sempre più di frequente e che viene utilizzato spesso anche da telegiornali, opinionisti televisivi e ricercatori di marketing per gli studi di profilatura delle varie fasce di clientela.
Si tratta di una generazione (detta anche Generazione Y) nata e cresciuta in un’era tecnologica e plasmata sulla comunicazione digitale, una generazione interconnessa e “social” per la quale il web non rappresenta più solo uno strumento di ausilio, ma diventa uno strumento indispensabile e fondamentale nella quotidianità.

Anche prendendo in considerazione temi importanti come il lavoro, il rendersi indipendenti economicamente, i progetti per il proprio futuro, l’ottica della pensione e la costruzione di una famiglia, la generazione dei Millennials segue delle dinamiche che sono completamente differenti rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.

La prima cosa da sottolineare è che si tratta di una generazione che sta subendo sulla propria pelle gli effetti della crisi del 2007/2008, considerata la seconda crisi economico finanziaria più grave di tutti i tempi, seconda solamente alla grande depressione del 1929.
Se negli anni direttamente successivi alla crisi chi ne subì le maggiori conseguenze furono le imprese, i risparmiatori e i lavoratori dipendenti, con il conseguente fallimento di aziende, ondate di licenziamenti e manovre di cassa integrazione, oggi è la generazione dei Millennials (soprattutto chi è nato negli anni ’90 e 2000) che deve convivere con una nuova realtà economica, che può essere definita “post crisi”.

La crisi ha mutato profondamente le radici economiche della società e il modo di vivere delle persone, dando vita ad una nuova realtà che viene spesso definita “l’era dei precari” o con un termine ancora più pesante “l’era dei senza futuro”.
Le conseguenze, che sicuramente non sono temi nuovi, sono:

  • La difficoltà di trovare un lavoro stabile e fisso per i giovani che possa permettergli di vivere in modo autonomo o almeno garantirgli la sussistenza. Per chi cerca lavoro oggi la regola è il precariato, con contratti a tempo determinato rinnovati di mese in mese, straordinari e lavoro nei giorni festivi e stipendi bassissimi, assolutamente non in grado di mantenere il potere di acquisto nel tempo.

  • L’impossibilità nel portare avanti progetti di vita: l’acquisto della prima casa, di un’auto, la costruzione di una famiglia, i figli. Tutto è subordinato ad una società che non offre garanzie di nessun tipo e non fa sconti a nessuno. La situazione è drasticamente cambiata (in negativo) rispetto alla generazione precedente. L’incertezza è l’unica costante nella vita dei giovani.
    Secondo un recente studio della Fondazione Visentini, presentato dalla LUISS, l’aspettativa di una persona che nel 2020 avrà un’età di vent’anni è quella di diventare autonoma all’età di 38 anni.
    Se i giovani di vent’anni nel 2004 hanno impiegato statisticamente 10 anni per diventare autonomi (e quindi lo sono diventati all’età di 30 anni), oggi ci vogliono 8 anni in più e, sempre secondo questo studio, di questo passo nel 2030 i giovani diventeranno “grandi” e autonomi addirittura all’età di 50 anni.

  • I giovani sono sempre più indebitati e iniziano ad indebitarsi sempre prima, secondo quanto emerso da una ricerca effettuata sul mercato inglese da Aberdeen Asset Management e perfettamente traslabile in Italia. La situazione della non autosufficienza, unita anche alla mentalità di una società sempre più consumistica, porta alle stelle il debito proveniente da carte di credito e richieste di prestiti. Una parte importante di questo indebitamento proviene dal debito al consumo, soprattutto per l’acquisto dispositivi elettronici e smartphone, oggetti ormai indispensabili nella vita di tutti i giorni.

  • I millennials probabilmente non potranno contare neppure su un sistema previdenziale adeguato. Il sistema pensionistico INPS in Italia è ormai da anni in piena crisi e i politici stanno cercando di rimandare l’inevitabile crollo del sistema spostando sempre più in la’ l’età pensionabile. I giovani di oggi, con i contributi stanno pagando le pensioni ai pensionati di oggi. Ma chi pagherà le loro pensioni, se il sistema della previdenza pubblica dovesse collassare?

Secondo un sondaggio, i millennials si dichiarano d’accordo al 48% sul fatto che per mettere su famiglia sia indispensabile l’aiuto economico dei genitori, il 45% ritiene che risparmiare sia un gran sacrificio ed una cosa difficilissima, e il 40% sono convinti che non riusciranno mai ad avere uno stipendio almeno pari a quello dei genitori.
Queste sono considerazioni preziose perché mostrano chiaramente quella che è la situazione e quelle che sono le prospettive di chi vive in prima persona questa “nuova normalità”.
Per chi poi ha la fortuna di poter frequentare l’università, con il sostegno economico delle famiglie, i tempi per raggiungere l’autosufficienza si allungano ancora di più, considerando che questi ultimi entrano in media nel mondo del lavoro 5 anni più tardi degli altri giovani e che per almeno altri 3 anni dovranno sottostare a contratti di apprendistato – stage – tirocinio (la cosiddetta “gavetta”) prima di iniziare la vera carriera lavorativa. La concorrenza è diventata spietata anche fra i laureati e le aziende assumono solamente chi eccelle. Con una laurea triennale e un master è una cosa normale che non si venga ricontattati da nessuna azienda dopo aver inviato 30 curriculum.

Nonostante la “nuova normalità” con la quale i giovani sono costretti a confrontarsi, il dato positivo è che finalmente il mondo si è ripreso dall’ultima crisi e che oggi tutte le aree del mondo hanno ripreso a crescere all’unisono, portando con se la crescita degli utili aziendali, dei consumi e dei mercati finanziari.
L’europa ha iniziato a crescere in modo solido e l’Italia sta facendo lo stesso.
Prima che queste condizioni positive inizino a produrre dei benefici nella vita dei giovani, però, ci vorranno anni (forse decenni) e sarà ormai tempo di confrontarci con una nuova generazione.

Questo articolo è nato sulla volontà di fotografare una situazione destabilizzante che moltissimi giovani oggi si trovano ad affrontare, volendo sensibilizzare anche i genitori ad educare i figli sin da piccoli sull’importanza della gestione dei propri risparmi.
In un epoca in cui non esistono garanzie riguardo al futuro, temi come quelli del risparmio e della costruzione di una pensione complementare, gestiti in modo serio e quindi affidandosi a professionisti, diventano fondamentali e non possono più essere rimandati.

Mattia Cavattoni,  Consulente Finanziario

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