Da alcuni mesi si sente sempre più spesso parlare di PIR. Diversi sono i servizi di telegiornali, gli articoli di giornale, e i programmi televisivi che si sono dedicati all’argomento.
Che cosa sono i PIR e quali vantaggi possono portare all’investitore?
PIR è l’acronimo di Piano Individuale di Risparmio, ed è una nuova soluzione di investimento introdotta in Italia con la Legge di Bilancio 2017. Il PIR è disponibile dai primi mesi del 2017 e porta dei vantaggi fiscali rispetto alle normali modalità di investimento.
Il vantaggio principale è che il PIR permette di investire senza pagare l’imposta del 26% sulle rendite finanziarie. Questo significa che il rendimento generato dall’investimento con il PIR è esente dalla tassazione, e può essere totalmente ritirato dall’investitore.
Un secondo vantaggio non indifferente è la totale esenzione delle imposte di successione per la quota di risparmio investito nei PIR.
Un po’ di storia:
Strumenti simili al PIR sono stati già utilizzati in altri paesi europei negli anni passati e hanno generato grandi risultati e grande soddisfazione negli investitori privati.
Nel 1999 sono stati introdotti in Gran Bretagna gli Individual Saving Account (ISA), che possono considerarsi gli antenati britannici dei nostri PIR: oggi gestiscono 518 Miliardi di Sterline e, nonostante il prodotto sia sul mercato da ormai 18 anni, continuano a raccogliere capitali dai rispamiatori. Solo negli ultimi due anni sono stati raccolti negli ISA inglesi 160 Miliardi di sterline.
Anche la Francia ha una sua versione dei PIR, già attiva dal 1992, ancor più in anticipo rispetto all’Inghilterra. La soluzione francese, il Plan d’Epargne en Action (PEA), gestisce oggi circa 120 Miliardi di Euro, e continua ad attrarre investimenti da parte di piccoli, medi e grandi risparmiatori.
Quali sono le caratteristiche del Piano Individuale di Risparmio italiano?
Il PIR, come i suoi predecessori francesi e inglesi, permette di ottenere importanti benefici fiscali, perchè è considerato uno strumento nato per supportare la crescita dell’economia nazionale.
Per questo motivo, il PIR investe per il 70% su azioni e obbligazioni emesse dalle aziende italiane. Il 30% delle azioni o obbligazioni delle aziende italiane presenti nel PIR, deve provenire da aziende al di fuori dell’indice FTSE MIB. Si va ad investire quindi per il 30% sulle aziende italiane di dimensioni più “piccole”, ma solo relativamente, in quanto si tratta comunque di società con 500 Milioni di Euro di capitalizzazione in Borsa.
Il vantaggio fiscale si può ottenere dopo aver detenuto il PIR per almeno 5 anni, su tutti i rendimenti ottenuti nell’arco dei 5 anni.
Si può investire nel PIR fino ad un massimo massimo 30 mila Euro all’anno, per un massimo di 150 mila Euro in 5 anni.
Il PIR si basa su un ragionamento molto semplice: punta a generare un circolo virtuoso tra l’economia e gli investimenti privati, un meccanismo che ha funzionato molto bene in Francia e Inghilterra.
Gli investitori, beneficiando del vantaggio fiscale, decidono di investire in PIR, finanziando così le aziende italiane; queste, avendo maggiori capitali a disposizione, aumentano i loro investimenti, e di conseguenza i loro profitti. Il ciclo si chiude con l’aumento del valore delle quote di PIR, e quindi dei rendimenti, generati grazie ai maggiori guadagni delle aziende in cui si investe.
E’ uno strumento adatto a tutti?
Se si considerano le sue caratteristiche principali, ovvero la mancanza di un elevato investimento iniziale necessario, e anche la possibilità di investire in PIR tramite Piano di Accumulo (versamenti mensili, partendo anche da cifre basse ad esempio 150 Euro), è sicuramente uno strumento adatto a tutti.
Il PIR ha senso se viene utilizzato come strumento di investimento a medio/lungo termine (5, 10, 15 anni), ideale anche per creare un capitale da destinare a figli e nipoti.
Va tenuto bene in considerazione che si tratta di uno strumento a media/alta volatilità, in quanto vi è una concentrazione dell’investimento sull’Italia, ed è quindi consigliabile investire nel PIR solo una parte dei propri risparmi.
Alcune reti di Private Banking, ad esempio Fideuram Intesa SanPaolo, hanno creato diverse linee di investimento PIR (nel caso specifico 3 linee) per consentire ai propri clienti di scegliere, in base alle proprie esigenze, quanta percentuale di obbligazioni e azioni inserire nell’investimento. Dalla linea totalmente azionaria, ad esempio, sono attesi rendimenti più alti e ovviamente anche una volatilità più alta.
Di seguito, una simulazione dell’andamento del PIR, con il calcolo di quanto è possibile risparmiare, e quindi guadagnare in più, utilizzando questo strumento.
Dopo i primi mesi di collocamento in Italia, i PIR hanno giá creato una crescita importante nell’andamento della Borsa, generando rendimenti molto interessanti.
In conclusione, si tratta di un’ottima opportunità per chi decide di iniziare ad investire in questo momento. Chi ha già investimenti attivi sul mercato italiano, potrá invece decidere di chiudere una parte dei vecchi investimenti e di passare al PIR, per usufruire del beneficio fiscale.
Mattia Cavattoni, consulente finanziario